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Immagine del redattoreGiuseppe Giordano

Basilicata, il centrodestra vince e fa 3 su 3 nel 2019

Aggiornamento: 6 giu 2019

Vito Bardi è il nuovo Governatore della Basilicata. Per la prima volta dal 1995, il centrosinistra perde la Lucania. Ancora una delusione per il M5S, che però mantiene la soglia psicologica del 20%. Affluenza al 53,5%



Dopo Abruzzo e Sardegna, il Centrodestra unito vince le elezioni regionali in Basilicata trainato sempre dalla Lega di Matteo Salvini e fa 3 su 3 nelle elezioni regionali che si sono celebrate nel 2019.


Il nuovo Governatore lucano è Vito Bardi, Generale di Corpo d'Armata in pensione della Guardia di Finanza, vicino sì a Berlusconi, ma principalmente grato a Salvini, la cui lista ha portato in dote un quasi 20% che va quasi a pareggiare il risultato del M5S.


Vito Bardi con Matteo Salvini (la Nuova Bussola Quotidiana) - #cosedispin

E stavolta non ci sono attenuanti che tengano! Se prima si poteva dire che l'Abruzzo era la regione più a nord del Mezzogiorno (confinante pure con la provincia di Roma), e che la Sardegna era un'isola con una storia autonomista che poco c'entra col resto della Penisola, stavolta le elezioni regionali si sono svolte nel cuore del Meridione, in un territorio definibile come la regione rossa del Mezzogiorno. E anche qui, come al Nord e al Centro, la Sinistra perde un altro suo bastione, rosso dal 1995, a vantaggio della Lega. Un altro serio allarme per PD e M5S in vista delle prossime Elezioni Europee di maggio (per vedere o rivedere i risultati delle Elezioni per il Parlamento Europeo clicca qui).



La vittoria di Bardi


Il candidato del centrodestra, Vito Bardi, ha conquistato la carica di Governatore col 42% delle preferenze.


La Lega di Matteo Salvini si attesta poco sopra al 19%, certificando pienamente il suo sfondamento a Sud, nel centro del Mezzogiorno, dove 5 anni fa non si era neanche presentata. È la dimostrazione di quanto sia stata clamorosamente efficace la strategia del Ministro dell'Interno di prospettare la Lega a livello nazionale, togliendo il Nord dal nome e sostituendo il blu, rassicurante e repubblicano, al verde del Carrocio delle origini. Se consideriamo il voto delle Politiche del 4 marzo 2018 si tratta di un +13%, più del triplo dei voti. Un risultato conquistato con la promoessa di più lavoro e più infrastrutture, soprattutto per l'estrazione del petrolio lucano.


Forza Italia e Berlusconi sono ormai completamente assoggettati alla Lega, non raggiungendo neppure il 10% e fermandosi anzi all'8,9%, quando 5 anni fa, ancora col Popolo delle Libertà, aveva sfiorato il 13% (stesso risultato delle scorse Politiche). Il Cdx tradizionale ormai non esiste più.


Buon risultato per Fratelli d'Italia, che nelle scorse regionali si presentava unito ad altre due liste raggiungendo il 5,1%, mentre quest'anno da solo sfiora il 6% (e un anno fa era al 3,7%).



Il ghigno amaro dei 5 Stelle


Sin dalla chiusura dei seggi, giornalisti ed esperti hanno parlato del disastro del M5S, ma in realtà il Movimento di Di Maio ha qualcosa con cui consolarsi.


Certo, non si può parlare di successo (un anno fa le prospettive erano ben altre, con quel 44,3%), ma la lettura di un voto locale con uno sguardo esclusivamente nazionale è del tutto erronea: ci sono situazioni diverse, schieramenti diversi, logiche diverse e anche e soprattutto regole diverse, col sistema delle preferenze che cambia radicalmente il gioco, sfavorendo come da tradizione il M5S e favorendo i ras locali che hanno lasciato la corte decadente dei Pittella e che si sono rifugiati in massa nel porto sicuro del Centrodestra a trazione salvinista.


In più una campagna elettorale così breve, durata poco più di un mese, non ha fatto che favorire i candidati già e più noti. E tra questi non possono certamente figurare i pentastellati, che non hanno mai avuto un buon rapporto con le competizioni con le preferenze...


In ogni caso c'è poco da festeggiare per un partito che è maggioranza nel governo e che passa dal 13% di 5 anni fa al 20% odierno, col candidato governatore Antonio Mattia che si piazza soltanto terzo. Il -24% rispetto a un anno fa è uno scarto eccessivo, come lo è stato per Abruzzo e Sardegna!



Il bastione crollato del Centrosinistra


Comunque la si guardi, va sicuramente peggio per il Centrosinistra: la Basilicata era la regione rossa del Sud, guidata dalla Sinistra sin dal 1995. L'effetto Zingaretti ha forse frenato l'emorragia di voti, ma sul risultato hanno pesato:

  • le solite divisioni interne (lo stesso PD era talmente spaccato che non ha nemmeno presentato il suo simbolo, salvo un piccolo richiamo nella lista "Comunità democratiche");

  • il declino dei Pittella (Marcello era il Presidente dimissionario uscente e diversi suoi "consoli" sono passati col centrodestra)

  • e la scelta di un candidato "discutibile" come Trerotola che non è neppure passato dalle Primarie e che si è dichiarato storicamente vicino ad Almirante.

Con queste condizioni, la coalizione di Centrosinistra è passata dal 60% del novembre 2013 al 33% di oggi, col PD che è passato dal 24,8% del 2013 (cui andava aggiunto il 16% della lista Pittella Presidente) al 16% del 2018 al (forse - usiamo il "forse" per le spaccature di cui sopra) al 7,76 della lista "Comunità democratiche - PD" (tutto sommato soddisfacente se si conta anche l'8,6% di Avanti Basilicata, che è la lista che candidava Marcello Pittella come consigliere, e che mantiene l'area dem sui livelli di un anno fa).


Chiude poi il quadro Valerio Tramutoli, candidato della Sinistra-Sinistra di Possibile e Sinistra Italiana con qualche altro pezzo di PD, sostenuto dall'ex ministro dell'economia greco Yanis Varoufakis, che si piazza quarto col 5% dei voti.




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