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  • Immagine del redattoreGiuseppe Giordano

Regionali 2020: la campagna elettorale in Emilia-Romagna e la non-campagna in Calabria

Emilia-Romagna e Calabria sono due facce molto diverse della medaglia-Italia. Una regione del Nord, l'altra del Sud. Una costantemente sotto i riflettori, l'altra nel buio pesto dei media. Una rimasta nel centrosinistra con Stefano Bonaccini, l'altra passata al centrodestra con Jole Santelli. Una protagonista di una vera campagna elettorale, l'altra no. I tre fattori del perché...



Per motivi diversi, le due Elezioni Regionali di Calabria ed Emilia-Romagna hanno avuto molto poco in comune, a parte la data...


L'Emilia-Romagna è una regione del ricco Nord, la Calabria sta in fondo allo Stivale non solo dal punto di vista geografico... La prima è stata (e continua ad essere) costantemente sotto i riflettori, la seconda nel buio pesto dei media. La prima è rimasta nel centrosinistra con Stefano Bonaccini, la seconda ha voltato nuovamente direzione passando al centrodestra con Jole Santelli.


Non solo: in Emilia-Romagna c'è stata una campagna elettorale vera e propria, in Calabria no. E i risultati sono stati diversi anche per questo. Adesso vediamo perché...



IL FATTORE TEMPO


La campagna elettorale in Emilia-Romagna è cominciata almeno 6 mesi prima del voto ed è stata combattuta senza esclusione di colpi. I candidati erano noti da tempo da una parte e dall'altra (l'uscente Bonaccini per il centrosinistra e la senatrice Borgonzoni per il centrodestra) e c'è stata una grande eco mediatica, anche per via dell'impegno diretto di Matteo Salvini.


Passare questi mesi a raccontare il lavoro svolto nei 5 anni passati alla guida dell'Emilia-Romagna e il programma delle cose da fare nei 5 anni futuri in Emilia-Romagna (e non in Italia in generale), è stato fondamentale per il governatore uscente per riportare la discussione sul piano locale e non scendere su quello nazionale a lui più sfavorevole.


Così facendo ha inoltre riportato il focus sulla sfida fra se stesso ed un'avversaria troppo spesso sembrata impreparata ed evanescente, oscurata dall'ingombrante onnipresenza del proprio leader politico.


La Calabria, invece, è stata l'esatto opposto (che novità!).


Tutto si è svolto nell'ombra, praticamente nessuno ne ha parlato, sia per la minore importanza politica ed economica della Calabria, sempre ultima fra le priorità dell'agenda nazionale, sia perché la partita si è giocata e chiusa ben prima del voto popolare del 26 gennaio, bensì nell'imminenza del 28 dicembre precedente, cioè il giorno della presentazione dei candidati e delle liste.


Con una legge elettorale come quella calabrese che vincola il voto per il rinnovo dell'organo legislativo a quello dell'esecutivo (aspetto di cui dubito la costituzionalità...), a condizione di pari forza fra i candidati, la partita si sarebbe decisa tutta schierando il maggior numero possibile di candidati e di liste a sostegno del presidente.


 
 

Una volta visto che la coalizione di Jole Santelli aveva il doppio delle liste e dei candidati di quella di Pippo Callipo, col vento che soffiava sulle vele del centrodestra in una regione che dal 2000 non ha mai confermato un governatore uscente, non ci sarebbe più stato bisogno di fare chissà quale campagna.


Anzi, dato lo svantaggio di partenza, l'unica opzione per Callipo sarebbe stata proprio una campagna di massa per mobilitare quanti più elettori possibili per votare sulla sua persona e concentrare il voto sul candidato presidente. Forse non sarebbe bastato nemmeno questo, ma alla fine l'unico mese di corsa si è indirizzato sul portare quanti più "amici" possibili alle urne, senza troppa importanza per programmi di cui nessuno ha mai sentito parlare.



IL FATTORE SARDINE


Quasi si potrebbe dire che "chi ha i denti non ha il pane e chi ha il pane non ha i denti". Mi spiego meglio: fosse dipeso da lui, sono sicuro che Bonaccini non avrebbe mai avallato la nascita del movimento delle Sardine. Le Sardine sono nate per rispondere colpo su colpo a Salvini, per evitare che l'Emilia-Romagna potesse finire nelle mani della Lega. Dove andava Salvini a tenere un comizio, nella stessa città scendevano in piazza le Sardine. Ciò significava ripiombare nella spirale di quel dibattito nazionale che la strategia di Bonaccini voleva evitare per tornare a parlare solo di Emilia-Romagna.


Alla fine le cose sono andate bene, e l'effetto-Sardine ha prodotto una grande mobilitazione degli elettori di Sinistra che, sommati a quelli di Destra, ha determinato un'affluenza del 67,67%, il doppio del 2014.


Flash-mob delle Sardine a Modena

Al contrario di Bonaccini, non so cosa avrebbe fatto Callipo per avere le Sardine al suo fianco. Anzi no, come detto, non ha fatto nulla. Le stesse Sardine non si sono mosse, e perfino Jasmine Cristallo, leader catanzarese del gruppo fondato da Mattia Santori, ha ammesso di non aver fatto campagna e di essere andata a votare (per Callipo) turandosi il naso. E se lei è recata alle urne solo turandosi il naso, figuriamoci cosa poteva fare il resto deli elettori calabresi se non restarsene a casa (per il 56%)!



IL FATTORE INVESTIMENTI


Che in Emilia-Romagna si sia fatta campagna mentre in Calabria no lo dimostrano anche gli investimenti effettuati da candidati e partiti. Investimenti che sono altresì lo specchio dell'impegno profuso e dell'interesse reale a vincere la competizione.


Tanto per cominciare in Emilia-Romagna Bonaccini e Borgonzoni si sono attorniati di veri professionisti della comunicazione politica ed elettorale come Consenso per il primo o una costola de "La Bestia" per la seconda, mentre in Calabria i candidati hanno fatto tutto "in house".


Inoltre, se andiamo a visitare la Libreria inserzioni di Facebook, che è la sezione con cui il social di Zuckerberg rendiconta gli investimenti pubblicitari di partiti, istituzioni e associazioni, vediamo nei numeri la gigantesca differenza fra le due regioni.


Infatti fra l'inizio di novembre 2019 e la fine di gennaio 2020, in Emilia-Romagna sono stati spesi più di 600.000 euro in inserzioni politiche e sociali. In Calabria circa 80.000 euro, meno che in Lombardia, Lazio, Sicilia, Piemonte, Toscana, Campania, Veneto, Puglia: tutte regioni in cui nemmeno c'erano campagne in atto o in cui non erano ancora entrate nel vivo. Una discrepanza non di poco, ma di ben 520.000 euro a vantaggio dell'Emilia-Romagna!


Buona parte di questa discrepanza è dovuta alla sola Lega che in Emilia-Romagna ha scaricato tutta la sua enorme potenza di fuoco arrivando a spendere 150.000 euro in inserzioni, distribuiti per metà alla pagina della Borgonzoni e metà a quella di Salvini, mentre in Calabria ne ha spesi poco più di 10.000.


Stefano Bonaccini ha invece speso oltre 45.000 euro in Facebook Ads, mentre Pippo Callipo supera i 10.000 euro soltanto sommando la sua pagina personale (resuscitata dopo anni di abbandono) con quella della sua lista, Io resto in Calabria. Una cifra anch'essa inferiore a quella spesa da semplici candidati consiglieri emiliani come Emma Petitti, Raffaella Raimondi o la bravissima Elly Schlein, una che ha dimostrato splendidamente come si fa una campagna grass-roots e che risultati può portare (ben 22.000 voti, consigliera più votata di sempre).


Ti stai forse chiedendo di Jole Santelli, sempre in Calabria? Non pervenuta, probabilmente a conferma di quanto sentisse la vittoria già in tasca grazie alla sua coalizione e alle regole della competizione.


Spesa per Facebook ads in Emilia-Romagna (sinistra) e Calabria (destra) - #cosedispin

Questi sono solo tre dei tanti fattori che hanno differenziato nettamente le due campagne elettorali fra Emilia-Romagna e Calabria. Come sempre, ho cercato di essere il più breve possibile, ma se ritieni che manchi comunque qualcosa o se vuoi esprimere un tuo parere, ti prego di commentare qui sotto. E magari di condividere. Grazie.



 
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