Le Elezioni per il Parlamento Europeo ci hanno regalato il terzo ribaltone nel giro di 5 anni. Siamo passati dallo storico 40% di Renzi alla sua sconfitta nel referendum costituzionale alla conseguente vittoria del M5S alle Politiche 2018 (32,7%) fino alla Lega nazionale che arriva al 34%. Un'altalena pazzesca che fa schizzare la volatilità elettorale
La coalizione sovranista avanza ma non sfonda in queste elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo. In Europa in generale almeno. In Italia e in altri importanti Paesi (come Francia, Regno Unito e se vogliamo anche in Ungheria), il malcontento verso l'élite eurocratica ottiene un exploit storico.
Viktor Orban, il più conservatore e sovranista del PPE (da cui è pure soggetto a processo di espulsione), consegue nientemeno che il 56% in Ungheria, Marine Le Pen in Francia arriva prima col 23%. In Austria i sovranisti colpiti dallo scandalo Strache hanno comunque superato il 17% (e il governo Kurz è caduto). Nigel Farage nel Regno Unito e Matteo Salvini in Italia sfondano il 30%, rispettivamente al 32 e al 34. E se si somma il risultato della Lega (primo partito in Italia e della coalizione sovranista europea) con l'ottimo 6,5% raggiunto dalla Meloni con Fratelli d'Italia, si arriva ad un fronte sovranista italiano quasi al 41%, autosufficiente per governare.
Ma qui si parla di Elezioni Europee, non di Politiche. E in Europa il fronte sovranista non è il vincitore. Ha conseguito certamente un ottimo risultato, ma solo a livello locale, perché nel Continente tiene l'arco europeista, che comunque dovrà tener conto del risultato delle urne.
E ciò che adesso si profila, con questi numeri, è una maggioranza che comprenda Partito Popolare Europeo, Partito Socialista Europeo, Liberali e probabilmente i Verdi, uno dei partiti in più grande crescita anche grazie al fenomeno Greta Thunberg.
Il quadro italiano
Tornando un po' "ai fatti di casa nostra", è impossibile negare il successo clamoroso della Lega. Era previsto un assestamento attorno al 30%, ma arrivare al 34% e guadagnare 4 milioni di voti in un anno è veramente tanta roba!
Qui su #cosedispin abbiamo sempre detto di pesare pere con pere e mele con mele, e quindi Europee con Europee e Politiche con le Politiche, ma il dato è troppo clamoroso per essere ignorato.
Con un'affluenza leggermente superiore rispetto al 2014 e alle stesse attese (58%), ecco i dati definitivi offerti dal Viminale.
Il Centrodestra sempre più sovranista
Come si può vedere, la Lega quasi raddoppia i suoi voti rispetto alle Politiche del 4 marzo 2018 (5.698.687 voti, 17,4%) e li più che quintuplica (moltiplica per 5 volte) rispetto alle Europee di 5 anni fa (1.688.197 di voti, 6,1%).
Guadagna Fratelli d'Italia, che nel 2014 non riuscì nemmeno a superare la soglia di sbarramento del 4% (soglia superata invece un anno fa). E lo fa anche rosicchiando voti a Forza Italia. L'effetto Berlusconi, ormai troppo anziano e malandato, non c'è stato e l'obiettivo del 10% è stato mancato. In mattinata il governatore della Liguria Toti ha dato il via al lancio degli stracci e ora una riflessione sul futuro (o la morte definitiva) del partito non è più rinviabile.
Festeggiare per la sconfitta: il caso del PD
La scorsa notte il segretario Zingaretti e gli altri espoinenti del PD si sono mostrati soddisfatti del risultato e hanno cantato vittoria, ma in verità c'è molto poco da festeggiare. Il Partito Democratico infatti è passato dal 40,8% del 2014 di matrice renziana (11.203.231 voti) al 17,76% del 2018 (6.161.896 voti) al 22,6% di ieri. Attenzione: in percentuale il PD ha guadagnato, ma solo perché c'erano meno partiti in corsa e perché molti, a cominciare dagli alleati di +Europa, dei Verdi e della Sinistra, non hanno nemmeno superato la soglia di sbarramento. E infatti in termini assoluti, il PD ha perso altri 100.000 voti, nonostante i pentiti del M5S e di LeU.
Perciò, per favore, ditemi voi cosa c'è da festeggiare perché io non lo capisco...
Altro che San Lorenzo: la notte buia del M5S
Ma la vera scoppola l'ha presa indubbiamente il Movimento 5 Stelle. Il partito guidato dal vicepremier Di Maio doveva superare almeno la soglia psicologica del 20%, non finire troppo lontano da un PD previsto in vantaggio e non allontanarsi troppo dalla Lega. Ebbene, la debacle è stata totale. Il M5S ha più che dimezzato i suoi voti rispetto a soli 15 mesi fa, quando ne ottenne 10.732.066 (32,6%) e perde voti anche rispetto al 2014 (-1,3 milioni di voti), quando raggiunse il 21,1%.
Gli scarsi risultati a livello economico e lavorativo, i mille pasticci del Reddito di Cittadinanza, l'eccessivo lassez-faire verso Salvini, la sua propaganda su migranti e porti chiusi e persino il suo salvataggio nel caso Diciotti, hanno irrimediabilmente compromesso l'intesa con buona parte dei suoi elettori, molti dei quali si sono rifiutati di votare ancora M5S votando Lega e PD o rifugiandosi nell'astensione.
Emblematico il caso di Lampedusa, dove l'affluenza è crollata e ad avvantaggiarsene è stata la stessa Lega, che ha ottenuto il 45%.
Le ripercussioni sul governo sono inevitabili. Salvini ha già alluso che le cose cambieranno, non in termini di posti di governo ma in termini di ricette. Ovvero o si fa il TAV, o si fa l'Autonomia, o salta il banco e va all'incasso. Di Maio è con le spalle al muro. Cederà e si terrà la poltrona (perdendo altri voti) o avrà il coraggio di tornare a elezioni e magari alla ricetta dei principi storici del M5S e del simbolo Di Battista?
La regola aurea: vince sempre l'originale
Già tanto si è scritto e detto di queste elezioni, ma sui motivi di questo risultato secondo me bisogna ricordare la regola aurea delle campagne elettorali: rispetto alle copie, vince sempre l'originale.
Queste elezioni europee hanno visto un protagonista indiscusso: Matteo Salvini. Tutto il dibattito si è polarizzato sulla sua figura: o con lui o contro di lui.
Ma mentre ciò aveva distrutto Renzi, perché si era creata un'alternativa, in questo caso la ricetta fornita da tutti, alleati e avversari, è stata sempre la stessa: cambiare. Tutti non hanno fatto altro che seguirlo.
Lo avevamo visto nel post sui dati delle sponsorizzazioni di Facebook: chi in un modo e chi in un altro, tutti i partiti proponevano un'Europa diversa, compreso l'europeista PD. E allora perché votare quelli con le ricette soft o di cui non si capisce la logica (vedi le mille e più contraddizioni dei 5 stelle a partire dal motto "Continuare X Cambiare") o di chi non è più credibile (Berlusconi), quando può vincere chi davvero può andare in Europa e sbattere i pugni sul tavolo?
Nessuno ha fornito un'alternativa e nessuno ha dato un programma diverso rispetto a quello della Lega. Allora meglio il "voto utile" a chi pare davvero poterci riuscire!
Questo è stato l'ingrediente segreto (non certo l'unico) della ricetta vincente di Salvini e anche della Meloni, e questo è stato il principale motivo della sconfitta degli altri partiti in queste Elezioni Europee in Italia.
Secondo te invece? Come pensi siano andate le cose? Hai commenti da fare? Li aspetto... ;)
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