Il quadro normativo di riferimento per le elezioni delle regioni è la legge Tatarella, ma ogni regione può apportare (e ha apportato) delle modifiche. Vediamo il caso dell'Abruzzo
Quest'anno saranno tante le Regioni in cui si celebreranno nuove elezioni: la Sardegna il 24 febbraio, Piemonte e Basilicata il 26 maggio (in concomitanza con le Elezioni Europee), e infine Calabria ed Emilia-Romagna fra novembre e dicembre.
Domani invece si vota in Abruzzo: l'ex Presidente Luciano D'Alfonso è stato eletto senatore col Partito Democratico e si è dunque dimesso da Governatore, facendo sciogliere il Consiglio e anticipando le elezioni.
Il quadro normativo: la Legge Tatarella
La normativa per le elezioni regionali ha come punto di riferimento la legge Tatarella n° 43 del 1995, che prevede l'elezione diretta da parte dei cittadini del proprio Presidente di Regione insieme ai membri del Consiglio regionale (l'Assemblea legislativa).
Ciò significa che, mentre per le Elezioni Politiche nazionali si vota solo per scegliere i propri rappresentanti alla Camera e al Senato, nelle regioni si vota non solo per i consiglieri, ma soprattutto per scegliere direttamente il proprio Governatore, capo dell'Esecutivo e della Giunta regionale.
Si tratta, dunque, di un sistema elettorale misto, in cui il candidato presidente che abbia ottenuto un solo voto in più rispetto all'avversario, vince la competizione. Per quanto riguarda invece il Consiglio, l'80% dei seggi è distribuito in maniera proporzionale fra le liste, mentre il restante 20% con sistema maggioritario, per cui chi arriva primo in un determinato collegio uninominale conquista l'unico seggio in palio.
In più, c'è possibilità di voto disgiunto, per cui si può votare per un candidato presidente di un colore e il candidato consigliere o una lista di un altro colore.
In ogni caso vige il principio del simul stabunt, simul cadent, per cui, qualora dovesse decadere il presidente per una qualsiasi ragione (morte, dimissioni, sfiducia), contestualmente decadono Giunta e Consiglio e si procede a nuove elezioni.
Le legge elettorale in Abruzzo
Come detto, questo è il quadro normativo di riferimento, ma ogni Regione, nel rispetto della propria autonomia, può apportare (e ha apportato) delle modifiche.
Nel caso abruzzese, per esempio, si è deciso per il no al voto disgiunto: se si vota per un candidato consigliere o per un partito, il voto va obbigatoriamente anche al relativo candidato presidente.
Il sistema elettorale è proporzionale con correttivi maggioritari. Il primo correttivo consiste nella soglia di sbarramento del 4% per le liste autonome e del 2% per le liste coalizzate. Il secondo correttivo consiste nel premio di maggioranza assegnato alla coalizione del Presidente eletto, cui vanno tra il 60 e il 65% dei seggi.
Due seggi (su 31) sono assegnati di diritto al Governatore eletto e al primo candidato presidente sconfitto.
La corsa per la Presidenza dell'Abruzzo
Per le elezioni abruzzesi di domenica 10 febbraio (seggi aperti dalle 9 alle 23), concorrono quattro candidati presidente.
Come da tradizione, ormai, il MoVimento 5 Stelle corre da solo e ripropone Sara Marcozzi.
Anche CasaPound corre sola, e il suo candidato è Stefano Flajani.
Centrodestra e Centrosinistra, invece, si muovono in coalizione. Il Centrodestra sfodera l'attacco classico con Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega, con in più Udc e Azione Politica, a sostegno del senatore meloniano Marco Marsilio.
Il Centrosinistra invece presenta 8 liste a sostegno dell'ex Vice Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Giovanni Legnini.
Ovviamente le coalizioni avvantaggiano centrodestra e centrosinistra nella corsa alla conquista della Presidenza dell'Abruzzo. Il Movimento 5 Stelle, nelle ultime Elezioni Politiche, aveva ottenuto il 40%, ma, considerate le difficoltà del momento, con la costante discesa nei sondaggi, e la differenza fra Elezioni Politiche ed Elezioni Regionali, sarà difficile per il movimento fondato da Grillo riuscire a conquistare la sua prima regione...
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