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  • Immagine del redattoreGiuseppe Giordano

Elezioni europee for dummies

Aggiornamento: 7 feb 2019

Il 26 maggio si torna al voto per il Parlamento Europeo. Ecco tutto quello che c'è da sapere su queste elezioni


Le Elezioni Europee si avvicinano sempre di più e il bang che scandisce l'inizio della campagna elettorale è già stato esploso (anche Silvio Berlusconi ha annunciato il suo ritorno in campo). Il traguardo è fissato a domenica 26 maggio, quando scopriremo chi sarà riuscito a conquistare uno scranno al Parlamento Europeo.

Parlamento europeo (seduta plenaria). #cosedispin

Ma come ogni buon stratega suggerisce (a partire da qui in #cosedispin), prima di cominciare una gara, occorre imparare bene le regole del gioco e farle proprie.



Elezioni europee: le regole della corsa


Cominciamo con una curiosità: sebbene le elezioni europee si tengano allo scopo di nominare i nuovi membri dell'unica Assemblea continentale che rappresenta direttamente il popolo degli Stati che hanno aderito all'Unione Europea, ogni Paese ha una sua propria legge elettorale. Ciò significa che l'Italia ha una sua legge elettorale, la Francia ne ha un'altra, la Polonia un'altra ancora e così via (gli stessi giorni per votare sono diversi e vanno dal 23 al 26 maggio).


Soffermandoci all'Italia, in via generale la legge 24 gennaio 1979, n 18 prevede un sistema elettorale proporzionale (anche per questo, come cantava Checco Zalone, "la Prima Repubblica non si scorda mai") con soglia di sbarramento del 4%. Ciò vuol dire che i seggi sono distribuiti proporzionalmente fra partiti e candidati in maniera proporzionale ai voti conquistati.

Inoltre, non esistono coalizioni: ognuno corre per sé. Non esiste centrosinistra, centrodestra, sopra o sotto. Ogni lista corre in quasi totale libertà, se non fosse per l'afferenza ideologico-politica che ha verso una delle grandi famiglie che compongono l'Assemblea (PPE, PSE, ecc.). Potremmo dire che persino i candidati corrono ognuno per conto suo, ma questo lo vedremo dopo.

Tale afferenza culmina nella candidatura da parte di ciascuna di queste famiglie del proprio Presidente della Commissione Europea, benché questo sia nominato non dal Parlamento, bensì dal Consiglio Europeo. In pratica è pressocché una presa in giro come il fatto che da noi, in Italia, abbiamo candidati premier e candidati ministri nonostante la loro nomina non spetti né al popolo né al Parlamento, bensì al Presidente della Repubblica. Ma questa è la campagna elettorale, ça va sans dire!



La ripartizione dei seggi nelle Elezioni Europee


La suddetta legge n 18 del 1979 va a disciplinare le modalità di nomina e distribuzione dei 73 seggi messi in palio per il nostro Paese (in teoria il totale sarebbe di 750 più quello del Presidente, ma da questi andrebbero tolti i 73 spettanti al Regno Unito una volta completata la Brexit, e in tal caso i seggi spettanti per l'Italia diventeranno 76).

Ad ogni candidato, però, interessa soprattutto il numero di seggi in palio per la propria Circoscrizione. Sì, perché la legge prevede che il territorio sia ripartito in 5 mega-circoscrizioni, a ciascuna delle quali spetta un certo numero di seggi in base alla popolazione residente. E quindi:

  1. Nord Ovest (Valle d'Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia): 20 seggi;

  2. Nord Est (Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia-Giulia, Emilia-Romagna): 14;

  3. Centro (Toscana, Lazio, Umbria, Marche): 14;

  4. Sud (Abruzzo, Puglia, Molise, Campania, Basilicata, Calabria): 17;

  5. Isole (Sicilia, Sardegna): 8.

E sai qual è il bello? Che ciascun candidato dovrà viaggiare in lungo e in largo all'interno della propria circoscrizione per andare a procacciarsi una ad una le proprie preferenze personali (ricordiamoci sempre della Prima Repubblica!).



Una guerra all'ultimo voto!


"Le preferenze sono bombe interne ai partiti".

Parola del prof. e costituzionalista Francesco Clementi in una lezione al Master in Management Politico. E aveva ragione! Perché quando ci sono le preferenze, il primo nemico di ogni candidato non è il candidato di un altro partito, bensì i candidati che corrono nel suo stesso partito, perché il primo ostacolo va superato prendendo più voti dei propri "compagni di viaggio".


Infatti, se per la nostra Camera dei Deputati o per il nostro Senato, malgrado circoscrizioni e collegi molto più piccoli, sono previste le liste bloccate (l'elettore può mettere solo una X sul simbolo del partito che preferisce, mentre la vittoria del candidato dipende dai voti ottenuti dal partito e dalla sua posizione in lista), per il Parlamento Europeo, invece, ogni elettore potrà scrivere sulla propria scheda fino ad un massimo di tre Nomi e Cognomi da distinguere per sesso (due donne e un uomo o due uomini e una donna). Qualora sulla propria scheda l'elettore indichi tre preferenze dello stesso sesso (tre uomini o tre donne), la terza preferenza sarà annullata.

E diciamo che almeno questo permette ai partiti di non esplodere (o di esplodere di meno), visto che così i candidati potranno fare "comunella" almeno a gruppetti e aiutarsi a vicenda, portando comunque acqua ai candidati più forti della propria lista, le vere teste di cuoio e "signori delle preferenze" che bisogna portare a tutti i costi alla vittoria.


Ti rendi conto?! Prova a pensare a che sforzo titanico in termini di energie e di risorse dovrà affrontare un candidato che, almeno in teoria, dovrà andare a caccia di voti da Reggio Calabria a Sulmona, da Licata a Sassari o da Trieste a Burgusio!


Ovviamente, oltre alla notorietà e alle alleanze interne, saranno fondamentali l'appoggio delle sezioni locali, di associazioni amiche e dei cosiddetti "collettori del consenso" e - inutile dirlo - una bella campagna di comunicazione e marketing, che parta magari dall'on-line e si traduca in partecipazione off-line e soprattutto nel voto dentro la cabina.



Tutto chiaro? Hai qualche perplessità? Hai qualche domanda da farmi? Scrivimi pure! Grazie!




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