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  • Immagine del redattoreGiuseppe Giordano

Elezioni in Abruzzo, i risultati definitivi: vince Marsilio (CDX), boom della Lega!


Il Centrodestra conferma il suo stato di salute soprattutto grazie allo strapotere della Lega, mentre M5S e PD confermano il proprio periodo nero.



I cittadini dell'Abruzzo hanno inequivocabilmente scelto come loro Governatore Marco Marsilio. Il candidato del Centrodestra e in particolare di Fratelli d'Italia (che conquista la sua prima regione), ottiene il 48,3% e viene trainato da una Lega che ormai ufficialmente ha sfondato anche al Sud.


Salvini, Meloni, Marsilio, Berlusconi - #cosedispin

Sebbene si tratti di un voto locale, l'influsso del clima politico nazionale è stato evidente per la fortissima crescita della Lega, che ora ufficialmente, e non solo nei sondaggi, sfonda nel Mezzogiorno d'Italia e diventa il primo partito in assoluto in Abruzzo. È un risultato storico proprio per la portata del successo della Lega, un partito che, è vero, si è via via "nazionalizzato" con l'insediamento di Salvini come leader, ma che resta comunque un partito profondamente radicato al Nord con tutta la storia che si porta dietro, quella di un partito razzista che ha discriminato per decenni e che continua a discriminare tutt'oggi i meridionali (vedasi le recenti dichiarazioni del ministro leghista Bussetti sugli insegnanti del Mezzogiorno).


Male quello che doveva essere il vero partito del Sud, nonché vincitore delle ultime Politiche, il MoVimento 5 Stelle, la cui candidata Sara Marcozzi arriva terza, e male il partito prima egemone in regione, il Partito Democratico.



Analisi del voto e storico elettorale


Sin da subito si sono susseguite analisi e confronti fra le Elezioni Politiche del 4 marzo 2018 e quelle di ieri, ma per giusto non è così che si fa, se si vuole capire chi ha vinto e chi ha perso. Buona regola è invece confrontare le elezioni affini, e quindi le Elezioni Regionali in Abruzzo di ieri con quelle del 2014, anche se sembra passata un'era geologica... Ciò perché i sistemi di voto e le leggi elettorali sono determinanti ai fini della scelta dell'elettore.


Così, un conto è votare alle Elezioni Politiche, dove si vota solo per i partiti nazionali, senza preferenze, e con un sistema misto proporzionale-maggioritario, e un'altro è votare direttamente per il proprio Presidente di Regione, in un proporzionale con premio di maggioranza, con coalizioni composte da x liste civiche, e con le preferenze, sebbene in entrambi i casi il voto sia vincolato e non disgiunto.


Abruzzo 2014 vs Abruzzo 2019 - #cosedispin

Il boom della Lega e il flop del Movimento 5 Stelle


Già soltanto qui sta il successo clamoroso della Lega, dato che solamente cinque anni fa non si era nemmeno presentata! Infatti, nel 2014, il Centrodestra era composto da Forza Italia, Fratelli d'Italia, NCD+UDC (ti ricordi Alfano?) e Abruzzo Futuro. Allora Salvini stava ricostruendo un partito sull'orlo dell'estinzione e che si attestava sul 4% nazionale. Oggi invece si presenta in Abruzzo e conquista 164.086 voti, pari al 27,5% degli elettori, oltretutto raddoppiando i consensi rispetto alle Politiche di un anno fa.

Matteo Salvini su Twitter - #cosedispin

Molti di questi voti è evidente che provengono da Forza Italia, che dimezza la sua forza rispetto a cinque anni fa, che si attesta sul 9% e che prosegue nella sua lenta, inarrestabile, agonia, ma anche dal MoVimento 5 Stelle, che perde sì "solo" 24.000 voti sempre rispetto al 2014 (non raggiunge nemmeno il 20%), ma che in Abruzzo soltanto 11 mesi fa aveva conquistato quasi il 40%. Sono numeri talmente importanti che è impossibile non vedere e non considerare il travaso di voti tra i due alleati di governo, sebbene si tratti, lo ripetiamo, di due tipi di elezione differenti!


Inoltre, come dimostrava uno studio del CISE (Centro Italiano Studi Elettorali) di qualche tempo fa, gli elettorati della Lega e del M5S sono talmente attigui che, con l'odierna volatilità elettorale e in un momento di debolezza come quello che sta affrontando il movimento di Di Maio, è molto facile per gli elettori passare da un partito a un altro.


Il Movimento 5 Stelle paga tanti scotti: innanzitutto una competizione locale che ancora una volta non lo favorisce (il M5S si presenta sempre solo, mentre gli altri formano coalizioni con liste civiche che "rubano" voti), poi la debolezza soprattutto comunicativa rispetto alla Lega, partner di governo. A partire dal tema dell'immigrazione, Salvini ha monopolizzato l'agenda setting, è riuscito a intestarsi qualunque successo vero e presunto del governo (persino sul tema dei porti chiusi, dove la competenza è del grillino Toninelli) e si è imposto come uomo forte, del fare e vicino alla gente. Desta impressione il calore che la gente gli tributa anche in zone che fino a poco tempo fa erano oggetto dei suoi insulti.

Di Maio, invece, ha perso progressivamente appeal e forza e si è addossato solo i temi più controversi, divisivi e dal risultato ancora incerto, come TAV (si fa, non si fa?) e reddito di cittadinanza (funzionerà o non funzionerà?), per di più affrontandoli in maniera ambigua, molto poco chiara e con continue retromarce.



E allora il PD?


Eh, il Partito Democratico ha preso un'altra bella batosta! La flessione che sta vivendo da qualche anno a questa parte è costante e inarrestabile. La sua classe dirigente non si è vista ed è tutta da ricostruire (adesso si stanno celebrando le Primarie che vedono Nicola Zingaretti in nettissimo vantaggio). Lo stesso Giovanni Legnini, arrivato comunque secondo, ha praticamente fatto di tutto per nascondere un simbolo che quasi crea imbarazzo e rabbia anche fra gli stessi militanti di sinistra.


Con queste premesse, una sconfitta non era fuori da ogni logica, ma 100.000 voti in meno rispetto al 2014 e 40.000 rispetto al 2018 sono veramente tanti! Sicuramente una parte di essi è finita nelle altre liste della coalizione, dove, oltre alle civiche di area cattolico-sociale, c'erano anche quelle di Sinistra-Sinistra, ma se il M5S è riuscito a tamponare la sua emorragia di voti, lo deve proprio ai voti che si sono spostati verso di lui proprio dal PD.



Le conseguenze del voto e le prospettive future


Mentre in Area PD tutto tace e anzi covano sempre le inimicizie interne, in Forza Italia non si sa che fare con un Berlusconi che non intende lasciare nonostante il declino, e in Fratelli d'Italia si festeggia la prima Presidenza di Regione, dal M5S e dalla Lega fanno sapere ufficialmente che non ci saranno ripercussioni sul governo Conte, ma è sempre qui che fermenta la tensione, soprattutto all'interno della compagine grillina.


La discussione fra "governisti" e ortodossi è ritornata a galla. Deputati vicini a Fico e Grillo sono tornati a rimproverare la scelta di snaturare il Movimento su temi e strategie di azione, ma anche fra i più vicini a Di Maio e a Casaleggio si sta riflettendo sul logoramento subito proprio a causa delle continue cessioni fatte in favore della Lega. In più, la scelta di rifiutare qualunque alleanza organica si rivela puntualmente fallimentare: d'altronde non solo tutte le elezioni regionale affrontate fin qui sono finite in sconfitta, ma anche nel Parlamento nazionale hanno dovuto accettare l'accordo con la Lega perché prima non ne avevano con nessun altro. E proprio per questo, oltre alla perdita di voti verso Destra, ora occorre stare attenti a quella verso Sinistra, dove stanno emergendo i movimenti di Landini e De Magistris.


Nel frattempo, che Salvini gongola è dire poco. Il suo link con la ggente è sempre più forte in ogni dove e su qualunque tema, che si tratti dell'Europa, dei respingimenti, di Sanremo o dell'Isola dei famosi. La Lega cresce di mese in mese, prosciuga sempre di più Forza Italia e via via drena voti a un M5S in caduta costante. In questo modo, non gli conviene minimamente strappare l'alleanza di governo, ma continuare così dal suo ufficio del Viminale con tutti i riflettori puntati su di sé e contro gli avversari che via via indebolisce. E più si avvicina il giorno delle Elezioni Europee e più Salvini continuerà ad accrescere la propria forza, sospinto dal vento sovranista, populista e di Destra che soffia imperterrito e impetuoso.




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