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  • Immagine del redattoreGiuseppe Giordano

Ursula Von der Leyen e il fallimento degli Spitzenkadidaten e dei candidati premier

Aggiornamento: 18 feb 2020

Anche dopo le ultime Elezioni per il Parlamento Euorpeo, i fatti politici hanno completamente scavalcato le promesse pre-elettorali. E, al posto dei candidati ufficiali, alla Presidenza della Commissione Europea è stata eletta la Von der Leyen, che non si era candidata neppure come EuroParlamentare



Tra il 23 e il 26 maggio scorsi si sono celebrate le Elezioni per il Parlamento Europeo. Abbiamo visto come funzionavano e con quale sistema vengono eletti gli EuroParlamentari concentrandoci soprattutto sull'Italia, e abbiamo anche visto come il sistema degli Spitzenkandidaten non era altro che una promessa da marinaio. Le previsioni su #cosedispin si sono facilmente avverate. Vediamo meglio perché e cosa sono gli spitzenkandidaten.



LO SPITZENKANDIDAT: IL "CANDIDATO PREMIER DELL'EUROPA"


Cos'è lo spitzenkandidat? Spitzenkandidat è una parola di origine tedesca che sta per candidato portavoce o candidato di punta. Lo spitzenkandidat è colui o colei che le principali famiglie politiche europee come il PPE, il PSE, ecc. (che non sono veri e propri partiti, ma federazioni transnazionali di partiti nazionali) si impegnano a porre alla Presidenza della Commissione Europea una volta vinte le elezioni.


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Ursula Von der Leyen, neo Presidente della Commissione Europea - #cosedispin

Un po' come accade in Italia con l'indicazione da parte dei partiti del loro candidato premier prima delle elezioni. E, proprio come in Italia (alzi la mano chi conosceva Giuseppe Conte fino a un anno e mezzo fa), ad essere eletta è stata la semisconosciuta Ursula Von der Leyen. Bastava guardare il nostro cattivo esempio per capire come sarebbe andata a finire...


Infatti, in entrambi i casi, in Europa e in Italia, i problemi sono due: uno, diciamo, "burocratico", l'altro fattuale.

Quello definito impropriamente "burocratico", riguarda le regole scritte nei Trattati Europei e nella Costituzione. Ci riferiamo a chi ha il compito di scegliere il Presidente della Commissione Europea (il Consiglio Europeo, con approvazione del Parlamento Europeo) o il Presidente del Consiglio dei Ministri (il Presidente della Repubblica).

Il problema fattuale riguarda invece l'esito delle elezioni, perché, non spettando al popolo la scelta del vertice Esecutivo, affinché sia uno degli spitzenkandidaten ad essere eletto è necessario o un esito chiaro delle elezioni o un accordo fra i partiti della nuova alleanza post-voto.


In pratica il problema è vincere le elezioni e vincerle nettamente. Roba da poco, no? E infatti puntualmente in Italia ci ritroviamo con un Presidente del Consiglio diverso da quello che la gente pensava di aver votato. E ora anche in Europa è stato lo stesso.


Ciò perché le regole scritte nei Trattati o nella Costituzione sono ben altra cosa rispetto alle promesse da marinaio che si fanno in campagna elettorale, quando tutti fanno la parte dei leoni. Poi però, quando ci si trova di fronte alla realtà dei fatti, è con essa che bisogna avere a che fare ed è con gli altri interlocutori che bisogna scendere a patti.


Anche in Europa, come in Italia, nessuna delle suddette famiglie politiche europee è riuscita a vincere per davvero. I sovranisti ed euroscettici sono avanzati ma non più di tanto, mentre i partiti europeisti sono arretrati ma sono rimasti maggioritari (per approfondire con focus sull'Italia clicca qui).


Per questa ragione la nuova coalizione di maggioranza coinvolge PPE, PSE e Alde, ma è comunque piuttosto precaria. La Von der Leyen, infatti, è stata eletta con soli 383 voti a favore su 733 votanti, con solo 9 voti in più della maggioranza necessaria, e determinante è stato il voto favorevole dei 14 del Movimento 5 Stelle.



Chi erano gli spitzenkadidaten


Come detto, ogni partito o famiglia politica europea ha proposto il suo candidato di punta per succedere al lussemburghese e popolare Jean-Claude Juncker alla Presidenza della Commissione Europea.


Gli spitzenkadidaten erano:

  • Manfred Weber, tedesco e capogruppo uscente del Partito Popolare Europeo (PPE);

  • Frans Timmermans, olandese e già vicepresidente della Commissione UE per il Partito Socialista Europeo (PSE);

  • Margrethe Vestager, danese e già Commissaria alla Concorrenza per l'Alleanza Liberal-Democratica Europea (Alde);

  • Ska Keller, tedesca, per i Verdi;

  • Nico Cuè, belga, per la Sinistra Europea;

  • Jan Zahradil, ceco, per il Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei.



Dai candidati di punta all'asso nella manica


Al termine delle Elezioni Europee, nessuno dei partiti degli spitzenkandidaten ha veramente vinto. Qualcuno ha attenuto più voti degli altri, ma nessuno in quantità tale da riuscire a governare.


Perciò, nessuno di questi candidati di punta è riuscito a farsi eleggere alla guida di Palazzo Berlaymont. Forse, durante le trattative che sono seguite per creare una maggioranza nel Parlamento Europeo, quella che ha avuto le maggiori chance di riuscirci è stata la Vestager (con l'Alde che è arrivato terzo), ma alla fine al suo posto è stata eletta un'altra donna (la prima ad assurgere a tale carica) del PPE. Una donna che però non si era candidata nemmeno come Parlamentare Europea, ovvero l'ormai ex Ministro della Difesa del Governo Merkel Ursula Von der Leyen.



Si è trattato di un vero e proprio asso nella manica, visto che comunque la Von der Leyen era praticamente sconosciuta alla quasi totalità degli elettori europei (tedeschi e addetti ai lavori esclusi). E si è trattata anche di una scelta che potrebbe minare non solo il futuro di questo metodo, ma pure quello stesso della credibilità delle istituzioni agli occhi di cittadini che già le vedono lontane anni luce.



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